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cronaca di un viaggio con Hevia



CRONACA DI UN VIAGGIO CON HEVIA -HEVIA TRAVEL CLUB-

Il 18 Agosto suonammo a Colindres (Cantabria).

Il concerto iniziò a mezzanotte e finì all’una e mezza del mattino. Benché avesse diluviato per tutta la notte, la gente (che nel nord della Spagna è abituata alla pioggia), ci accompagnò per tutto il concerto, partecipandovi attivamente.

Recuperammo gli strumenti e gi dirigemmo all’aeroporto di Barajas (Madrid), per prendere il volo delle 8 con la compagnia (omissis) che avrebbe dovuto condurci a Roma.

Dopo aver viaggiato per tutta la notte senza sosta, una volta all’aeroporto la compagnia ci disse che l’aereo aveva avuto un’avaria e quindi il volo sarebbe partito con almeno 4 ore di ritardo.

Ovviamente, la coincidenza per Lamezia Terme (Calabria) che partiva alle 13:00, era da considerarsi persa. La nostra agenzia in Italia riuscì a sostituire il nostro volo da Lamezia a Reggio Calabria con un altro che partiva un’ora più tardi.

(omissis), in condizioni normali, è una buona compagnia, ma è totalmente inefficiente qualora si verifichino dei problemi: perciò non ci offrì alcuna alternativa se non quella di attendere, nonostante continuassimo a porre in evidenza che non avremmo potuto realizzare il concerto previsto per quella notte. Infine, cominciammo ad imbarcarci alle 13:30 e alle 14:00 volavamo con destinazione Roma. Alle 16:00 scendevamo di corsa le scalette dell’aereo con i nostri bagagli a mano (tutti gli strumenti indispensabili per un concerto…cornamusa tradizionale, MIDI, flauto, basso, chitarra…) dirigendoci verso l’area recupero bagagli. Mentre alcuni di noi correvano verso lo sportello Alitalia per ritirare le carte d’imbarco per il volo verso Reggio delle 17:20, il resto del gruppo aspettava l’arrivo dei bagagli, compresi i miei tamburi.

La ragazza del check-in ci spiegò che non poteva emettere le carte d’imbarco di coloro che non si erano presentati allo sportello, e che il volo chiudeva entro mezz’ora (erano circa le 16:10). Alle 16:25 le valige ancora non erano arrivate, per cui decidemmo di abbandonare volontariamente i bagagli, per poter volare verso Reggio Calabria e fare il concerto. Lamentammo il disservizio e corremmo dal terminal internazionale a quello dei voli nazionali, dove ritirammo le carte d’imbarco un minuto prima della chiusura del volo. Giunti in Calabria, dopo 50 km di strada, arrivammo al luogo del concerto verso le 20:00 e realizzammo la prova del suono. A Hevia dovettero prestare una camicia bianca, a me un tamburello e un tamburo vecchio di 200 anni. Trovarono al nostro batterista un paio di bacchette e alle 21:30, dopo l’estenuante giornata, iniziavamo il concerto stranamente puntuali. Fu senza dubbio uno dei più magici. Sembrava quasi che il pubblico avesse compreso il nostro sforzo: ci acclamò tanto da farci dimenticare la stanchezza accumulata.

Trascorremmo il giorno seguente a comprare indumenti e articoli per l’igiene personale, visto che le valige restavano disperse. Non riuscimmo a metterci in contatto con gli operatori di X (impreparati davanti ai problemi): non avemmo notizie dei nostri bagagli fino al giorno dopo, quando riuscimmo, dopo innumerevoli tentativi e svariati minuti d’attesa, a metterci in contatto con (omissis), i cui operatori ci dissero che IL NOSTRO PROBLEMA NON RIGUARDAVA LORO e che NON POTEVANO FARE NIENTE PER NOI.

Il martedì volammo da Lamezia Terme a Genova, facendo scalo a Roma. A Lamezia riuscimmo a presentare un formale reclamo per i nostri bagagli al Lost & Found e ci consigliarono di rivolgerci direttamente al Lost & Found di Roma, al nostro arrivo, per tentare di recuperare le valige. Registrammo il nostro bagaglio (una busta della spazzatura dove avevamo messo dentifricio, deodoranti e creme acquistate): la signorina del check-in fu sorpresa nel vedere che 8 persone viaggiavano con quel piccolo e impresentabile pacchetto. L’aereo partì puntuale alla volta di Roma, dove però avevamo a disposizione solo un’ora e dieci minuti per rintracciare il bagaglio perduto e registrarlo sul nuovo volo. Passammo dal terminal nazionale a quello internazionale come se dovessimo partire, poiché se fossimo usciti dall’area bagagli non avremmo più potuto rientrare. All’ufficio informazioni della (omissis) ci dissero di aver recuperato una valigia (su 13) e che si trovava nel loro deposito. Mentre mi ci dirigevo di corsa, vidi su un carrello i miei tre bagagli con le percussioni e la mia valigia. Erano a disposizione di chiunque avesse voluto prenderli. Ci mancava solo questo. Cominciò così una ricerca attraverso i magazzini dell’aeroporto: alcuni si diressero verso un altro deposito, dove però non li lasciavano entrare: tuttavia, mentre la maggior parte parlava con il vigilante, Hevia riconobbe una valigia, entrò nel magazzino, e gli altri dietro di lui. Recuperarono tutto tranne il bagaglio del batterista e la cassa con gli attrezzi di Wilson (il tecnico), con lo sconcerto del vigilante che fece di tutto per impedir loro il recupero.

Una volta ritrovati i bagagli, ci accorgemmo che mancava solo mezz’ora al volo seguente. Le operatrici di Air One (compagnia con cui avremmo volato da Lamezia a Genova) ci dissero che non potevano più farci salire sull’aereo, ed era quindi necessario prendere il volo successivo. Molto gentilmente ci inserirono nel volo delle 20:00 e ci invitarono inoltre a cenare nel miglior ristorante dell’aeroporto, per scusarsi dei problemi creati. (omissis)= 0 ; AIR ONE = 10. Arrivammo a Genova alle 21 e cercammo di recuperare il nostro necessaire dalla busta della spazzatura, ma…era stato smarrito. Il nostro batterista perdeva così tutto ciò che gli era rimasto. Il giorno dopo suonammo a San Remo. Al meno non dovetti salire sul palco in pantaloncini corti e…ciò che più conta, avevo i miei tamburi per lo spettacolo, Juan Carlos aveva la sua pedaliera per gli effetti del basso e José Ángel aveva i suoi microfoni, etc… Nonostante avesse piovuto durante il sound check, il cielo si schiarì e all’ora del concerto brillavano le stelle. Fu un concerto meraviglioso per un pubblico meraviglioso. Credo che dopo tanta tensione, Dio volesse premiarci con qualcosa di veramente buono: allietare il pubblico con la nostra musica. E così facemmo! Il giorno dopo iniziammo il viaggio verso Città di Castello. Stavolta, fortunatamente, ci spostammo in auto…non ne volevamo più sapere di aerei. La pioggia torrenziale ci accompagnò per tutto il tragitto, ma all’ora del concerto si verificò nuovamente il miracolo e le stelle tornarono a brillare. Un altro incredibile concerto in uno dei festival più emblematici d’Italia, “Il festival delle Nazioni”, dove il pubblico partecipò attivamente allo spettacolo, tanto che, durante l’esecuzione dell’ultima canzone, un ragazzo si mise a ballare la break dance: Hevia saltò giù dal palco e terminò la melodia in mezzo al pubblico.

Il giorno seguente lasciammo l’hotel alle 6:30 per andare a Firenze, dove avremmo dovuto prendere il volo di rientro in Spagna. LO CREDERESTE? Io non so se ci crederei, ma…avevamo UNA RUOTA BUCATA. Partimmo con mezz’ora di ritardo, ma riuscimmo ad arrivare puntuali all’aeroporto. Arrivammo felicemente a Madrid, pur senza aver recuperato due valige. Concludendo, è stato uno dei viaggi più gratificanti mai fatto, perché abbiamo realizzato dei concerti incredibili, nonostante gli ostacoli che a volte ci creano le compagnie aeree.

Vorremmo ringraziare tutti quelli che hanno collaborato affinché potessimo svolgere il nostro lavoro nei tempi previsti e tutti coloro che hanno ascoltato la nostra musica con tanto affetto da farci dimenticare i problemi e farci dare il massimo sul palco.











[Maria José Hevia]

Contenuti e realizzazione a cura di Martis Valeria, supporto tecnico a cura di Agnese Giovanni
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